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“Se il CISE non fosse esistito se ne sarebbe dovuto inventare, per la mia natura e il mio carattere, uno apposta per me”.

Il prof. Aurelio Ascoli, nato a Monza il 6 novembre 1929, a 12 anni si pose la domanda se essere un direttore d’orchestra o un fisico. Iniziò lo studio del violino, ma dovette rifugiarsi, assieme alla sua famiglia, in Svizzera per evitare Auschwitz.

Al suo rientro in Italia le sue mani, a seguito di pesanti lavori manuali, si erano troppo ingrossate per poter intraprendere la carriera del violinista e non gli restò che essere un fisico.

Dopo la maturità classica, su consiglio del padre, si iscrisse a ingegneria seguendo tutti gli studi complementari comuni a Fisica.

Ugo Facchini, suo professore di Fisica Nucleare, lo indirizzò al CISE per un internato.

In questa prima intervista il professor Aurelio Ascoli ripercorre la storia del CISE dalla sua fondazione (1946) come laboratorio industriale di ricerca nucleare, sino all’inizio dell’attività di ricerca in Fisica dei Solidi.

Quattro i progetti più importanti sviluppati dal CISE, intesi a creare in Italia una base di conoscenze che consentisse la progettazione e la gestione di un reattore nucleare:

Misurazione delle sezioni d’urto totali per neutroni lenti su nichel, cadmio e uranio. L’ing. Giovanni Perona realizzò l’acceleratore Cockroft & Walton, l’ing. Emilio Gatti lo spettrometro a tempo di volo a 80 canali, e il giovane fisico dott. Elio Germagnoli e il laureando Aurelio Ascoli condussero le misure. I risultati di questo lavoro, pubblicati sul Nuovo Cimento e riportati nel manuale BNL 325, ebbero un impatto mondiale di importanza storica, perché obbligarono americani e russi, che tenevano quei dati gelosamente classificati, a declassificarli, trasformando così la I Conferenza di Ginevra (1955) da pura operazione di propaganda politica, come l’aveva pensata Eisenhower, in un serio confronto scientifico tra Nazioni.

Progetto CIRENE, per un reattore ad uranio naturale ed acqua pesante, raffreddato da acqua naturale in regime di cambiamento di fase (nebbia), concepito e diretto dall’ing. Mario Silvestri, in due versioni: prototipo da 40 MW (poi realizzato nel campus della centrale di Latina) e “progetto di riferimento” da 500 MW.

Produzione acqua pesante, affidata dapprima al dott. Zimmer e poi al dott. Enrico Cerrai.

Metallurgia dell’uranio naturale, affidata all’ing. Cacciari.

A tale scopo si rese necessario intraprendere studi sulla Fisica dei Solidi riguardanti:

Il contatto termico tra uranio e alluminio

La diffusione intermetallica

Gli effetti fisici delle reazioni sui materiali

Il Prof. Bolla e l’ing. Silvestri incaricarono il dott.Germagnoli di sviluppare un Laboratorio Tecnologico, ma tosto ci si avvide che per ben comprendere quei fenomeni occorrevano conoscenze fondamentali sulla Fisica dello Stato Solido. Servivano competenze un po’ diversificate, che furono acquisite dividendo il Laboratorio in due: la parte più squisitamente tecnologica fu affidata all’ing. Gianfranco Franco, e al dott. Germagnoli fu affidato un Laboratorio di Fisica dei Solidi, con, all’inizio, il chimico dott. Mongini, la fisica dott.sa Maria Asdente e l’ing. Aurelio Ascoli.

Questa prima testimonianza del prof. Aurelio Ascoli è preceduta da una errata corrige, registrata in data successiva, che contiene alcune precisazioni ritenute doverose e volute dallo stesso prof. Ascoli.

 

Ascoli presentazione

 

Vedi la Testimonianza N.1 con errata corrige

 

“Sono la passione e la curiosità a guidare l'innovazione”

Nasco sul Lago Maggiore il 26 novembre 1943, per l’esattezza a Baveno allora in provincia di Novara; ora in provincia di Verbania, in futuro… non si sa. Mi piace ricordare questa mia origine perché, come sono solito dire anche a miei figli, la fortuna di nascere e crescere in un posto così bello richiede un impegno supplementare nelle cose della vita: ricercare sempre il “bello” a cui, senza mio merito, la natura mi ha educato “naturalmente”.

Frequento sempre sul lago maggiore il liceo classico fino a che, fatta la maturità, vengo a Milano iscrivendomi al Politecnico facoltà di ingegneria. Questa scelta la devo a un mio compagno di liceo, molto bravo nelle materie scientifiche. Allora io mi dedicavo soprattutto agli studi letterari e, in particolare, alla filosofia. Con questo mio compagno di studi discutevo molto; ma mentre lui era in grado di disquisire sulle materie letterarie e filosofiche, io non riuscivo a reggere il confronto su quelle scientifiche. Mi incuriosì! Decisi quindi di colmare a lacuna iscrivendomi a una facoltà scientifica.

Mi laureo nel 1969 e, nonostante l’ “autunno caldo”, ebbi la sorpresa di ricevere oltre 60 lettere di richieste di colloquio da parte di altrettante aziende. Davvero altri tempi!! Personalmente però avevo già deciso la mia preferenza per l’attività di “ricerca”; non sapevo bene di cosa si trattasse; forse era la solita “curiosità” a spingermi in quella direzione. Così gli unici colloqui che feci furono con il CISE e con il CESI; entrambi mi avevano scritto. Scelsi il CISE: allora si poteva “scegliere” !!! Un’altra “fortuna” di cui render conto!

Iniziai a lavorare nella divisione di ingegneria nucleare su un tema “meccanico”: le vibrazioni autoeccitate delle barre di combustibile del reattore CIRENE che potevano indurre corrosione (la “fretting corrosion”) e generare quindi nel reattore problemi di sicurezza. Iniziai a lavorare a fianco di quel indimenticabile “maestro-artigiano” della ricerca applicata che era Tommaso Rossini e che mi piace sempre ricordare tanti sono stati gli insegnamenti che, “facendo” cioè “provando e riprovando”, mi ha impartito.

Passarono solo due anni, che il mio “capo” di allora, l’ing. Hassid, altra persona che ricordo con grande piacere, mi “sbattè” a dirigere una ricerca che, per vari motivi, non riusciva a decollare; Il PROGETTO SIBILO: di cui parlo nell’intervista. Caso emblematico, a mio parere, di applicazione del METODO CISE. Dopo questa fortunata parentesi, tornai ad occuparmi di sicurezza dei reattori nucleari.

I tempi però, siamo nella prima metà degli anni 70, non erano “normali”. Venti impetuosi soffiavano sia nella società italiana (il follow-up del ‘68) sia a livello internazionale (la 1° crisi petrolifera del 1973). La “curiosità”, che forse ha sempre contraddistinto i miei comportamenti, mi portò ad occuparmi di entrambi. Così in occasione della prima elezione del Consiglio Unitario dei Delegati (CUD) al CISE, mi presentai e fui eletto, partecipando poi, a fianco dei Sindacati nazionali, alla cosiddetta “Vertenza Energia”, che CGIL-CISL-UIL avevano aperto con il Governo proprio a seguito della crisi petrolifera, e a tutto il dibattito che ne scaturì.

E’ in questo contesto che, sotto lo stimolo e l’impulso del Prof. G.B.Zorzoli e con la saggia accondiscendenza del Prof. Cerrai, prende corpo l’idea di costituire un gruppo di ricerca sull’energia coerente con le problematiche che la crisi petrolifera stava facendo emergere. L’Idea si concretizzò tra il 1976 e il 1977, e il sottoscritto ne fu il primo e unico componente. Le file poi si ingrossarono gradualmente fino ad arrivare ad una decina di componenti quando, nel 1979, fu pubblicato il libro ENERGIAOTTANTA scritto dal prof. Zorzoli e (sotto la sua direzione) dal sottoscritto. Mi farà piacere in futuro, sentirmi dire da diversi giovani “energetici” che quello è stato uno dei primi testi di “energetica” su cui si sono formati. Il gruppo di ricerca iniziale - allora chiamata “Sezione Sistemi a Energia Totale - nei primi anni 80 si ingrossò ulteriormente accorpando tutte le competenze e i laboratori di chimica preesistenti al CISE e finalizzandoli al tema ambientale. Nasceva così il Dipartimento Energia Ambiente di cui fui il primo responsabile. Si sviluppò quindi per tutti gli anni 80 una “galoppata” su tutti i temi dell’energetica e dell’ambiente per come oggi sono intesi comunemente ma che allora costituivano “primizie” a tutti gli effetti.

Nel 1977 però, la mia attività professionale, aveva dovuto registrare una “biforcazione”. Mi fu chiesto infatti di entrare a far parte della “Commissione amministratrice” dell‘Azienda Elettrica di Milano presieduta allora dal Prof. Enrico Cerrai. Un mondo per me assolutamente nuovo e sconosciuto…tutto da scoprire!!!

Cercai di interpretare questo nuovo ruolo, come un prolungamento della mia attività al CISE in tema di energia. Fu così che sotto l’impulso del Prof. Cerrai cambiammo subito il nome dell’Azienda: da Azienda Elettrica ad Azienda Energetica Municipale. Ma fu anche un periodo di importanti decisioni per l’assetto energetico milanese: la municipalizzazione del gas e l’avvio della metanizzazione di Milano; la ripresa degli investimenti nel settore delle fonti rinnovabili con la realizzazione della centrale idroelettrica del Braulio (Valtellina); il potenziamento della centrale termoelettrica di Cassano d’Adda e l’avvio dello studio di fattibilità, condotto con il CISE, del teleriscaldamento di Milano alimentato dal calore disperso da questa centrale, l’avvio di progetto pilota di centrale a celle a combustibile.

Non diversamente andò quando mi proposero di entrare nella Commissione Amministratrice dell’Azienda milanese di Nettezza urbana. Anche in questo caso partii dal nome: da Azienda Municipale di nettezza Urbana(AMNU) ad Azienda Municipale di Servizi Ambientali (AMSA). Era il 1984; il Consiglio comunale di Milano votò all’unanimità il cambio del nome; era una prima assoluta per l’Italia; forse in pochi percepirono le implicazioni di non poco conto del cambio del nome; ma intanto fu fatto.

Insomma tutto questo periodo, che durò fino al 1993 (nell’ultimo quinquennio ero ritornato all’AEM) mi consentì di applicare il METODO CISE sempre nel campo dell’Energia e dell’Ambiente, ma anziché all’attività di ricerca, a cui continuavo a dedicarmi al CISE, ad importanti realtà economiche della municipalità milanese.

Potei quindi misurare sul “campo” le problematiche e le difficoltà di quell’operazione che va sotto il nome di “trasferimento tecnologico”; cioè quell’operazione complessa (si tratta di attraversare un mare…. A volte un oceano!!) per cui il “prodotto” di un ambiente di ricerca o, più in generale, di un ambiente “culturale” diventa “lievito” per le attività economiche e produttive. Affascinante!!!

Nel 1993, causualità, vicende della vita ecc.…, mi portarono alla guida di un Gruppo industriale operante da quasi cinquant’anni nel campo dei Servizi energetici all’utente finale. Dopo l’esperienza nel pubblico quindi l’esperienza nel privato a diretto contatto con il mercato. Avevo nel frattempo l’asciato l’attività di ricerca al CISE ma, mi piace pensare che anche in questa attività continuai ad operare, grazie alla comprensione (davvero rara!) degli azionisti, con il METODO CISE. E i risultati non mancarono. Fu in quell’esperienza, tra l’altro, che accanto al Servizio energia più tradizionale si aprì un nuovo filone, quello dei “Facilities management services”; filone che fu inaugurato, nel 1998, prima assoluta in Italia, con un contratto di 400 miliardi delle vecchie lire! A dispetto di chi dice che ricerca e innovazione sono solo un costo (Tatò??), il fatturato del gruppo in quegli anni quadruplicò; l’occupazione fece altrettanto e i margini… ancora di più! Mi piace assimilare questa esperienza all’attività che sviluppai al CISE con il Progetto SIBILO: in entrambi i casi... un’idea azzeccata... un percorso tutto da scoprire… la bussola del METODO CISE” …e il gioco è fatto!!!

Venne poi un ‘esperienza più interessante da un lato e più complicato dall’altra: l’internazionalizzazione attraverso una partnership con Gas de France. Esperienza dapprima entusiasmante poi…gli azionisti del mio gruppo … preferirono vendere..., peraltro con plusvalenze significative!!!

Preferii quindi cercare di tornare a un vecchio amore: l’AEM, a cui mancava una società di servizi quale era quella che avevi gestito negli ultimi 10 anni. Trovai l’accordo con il vertice di AEM di allora e nel 2002 nacque AEM Calore e Servizi Spa; una prima anch’essa nel panorama italiano delle utilities a valenza territoriale.

Ma adesso basta; stiamo arrivando ai nostri giorni. Una cosa per me è certa, senza l’esperienza del CISE, tutto quanto ho potuto fare non sarebbe stato possibile. E in cosa consista il METODO CISE tento di illustrarlo nell’intervista. FDV

 


Immagine youtube 

 

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